martedì 5 gennaio 2010

Esercizi di Stil II (dialetto veneto)



Ben cari, Irma, te savessi cossa che me ga tocà vedar che altro dì sul bus!
Iera mesodì, e tornando dal marcà impinia de sporte fin sora i cavei, so' montada su na coriera de a linea 44. Te sè el casin che ghe xe a quell'ora, tuto un spintonarse, e dirse su, e scuseme che go da smontar, e spostate che go da montar, e asame el posto, e fora dae bae che go da sentarme -eh, Irma, bisogna adatarse al linguagio, o no i te 'scolta mia, sti tosi de 'ncò! Tuto un bevar, drogarse, dir paroease.... No ghe xe pì a gioventù de na volta!-, insoma, un casoto che no sto a contarte.
E tra na cosa e che altro, tra tuto sto maceo ghe iera un bocia che'l parea un tachin, adobà co na bareta che no te digo, tuta incordonada, ma bruta!, che co sta moda de 'ncò mi veramente no capiso pì niente, e insoma ghe iera sto bocia che'l iera drio dir su a un toso pì grando de iù.
Ma setu cossa che ghe iera che ghe dava fastidio al bocia-tachin? Che l'altro ghe pestava i pie tute e volte che qualchedun l'entrava ne a coriera!
Te vedesi che mestieri! E poi, quando che ga visto che l'altro toso iera pì grando de iù, el voeatie el xe scampà suito e el xe ga butà su un sedie vodo invese che asarmeo.
Ma neanca dirlo, o go impinio de pache in testa co a sporta de e verdure! Ghe go sfondà a testa co un ananas!
E ben, Irma, ghe voe un poco de queo che se dise, un poco de creansa! El xe scampà via de corsa! Sacramento, Irma, ga da essarghe un poco de rispeto par noialtre vece! El me poro defunto Bepi -pace all'anima sua- nol gavaria esità a asar el posto a una pora vecia. Lù sì chel iera un brav'omo.
Ma insoma, dopo sto spetacoeto son 'ndada casa, e dopo un par de ore, quando che son 'ndada fora da novo par andar aea rinunion del circoeo dea canasta, go catà da novo el ceo, sempre co quel capeo che me fasea pecà soeo che vedarlo, e stavolta el iera co un tosato de a so età, drio sbarufarse e questionar su un boton del paltò del toso-tachin.
Ben cari, Irma, no ghe xe pì e mese stajon! Col paltò de lana in aprie!
Ma che rasa de storie...

E di nuovo, tutti a tavola



Da che memoria mi permette di ricordare, durante le vacanze di Natale casa mia è sempre stata popolata da numero variabile di amici. Quest'anno, ovviamente, non fa eccezione.

Generalmente l'onda arriva pochi giorni dopo il luculliano banchetto natalizio, senza minimamente dare il tempo necessario per lo smaltimento degli avanzi del suddetto pasto e della sabongia di calorie assunte nello stesso giorno a suon di lessi e pasticci.
Dopo tre lustri passati con quattro ospiti a vacanza, per giunta per non più di cinque giorni, quest'anno gli astri vollero che non solo gli amici storici venissero, puntuali, la sera del primo Gennaio, ma che dal trenta Dicembre pomeriggio fosse già qui presente un'altra famiglia oltre alla mia. Più un' amica.
Totale delle persone prima di Gennaio: dieci.
La casa, solitamente, ne contiene a mala pena cinque, che si spartiscono malamente gli spazi invadendo l'uno il casino dell'altro.
Ora siamo in tredici, perché l'amica della prima famiglia è partita, ma ieri sera si toccò il picco mai raggiunto di quattordici convittori in un colpo solo, tutti accampati in qualche modo in giro per l'alloggio. Accampati, vorrei sottolineare, perché i posti letto ufficiali sono sette.
In via del tutto eccezionale si sono duplicati, straordinario avvenimento il cui merito va riconosciuto a due letti pieghevoli, un lettino da bebè, un divano letto mai usato e due materassi reperiti in qualche modo onde far scartare alla padrona di casa l'idea di mandare qualche membro della famiglia albergatrice a dormire in macchina con coperta e cuscino. Probabilmente per la paura di essere noi gli sfortunati, tra me e relativi fratelli si scatenò una caccia al materasso spietata, nella quale fu anche carezzata l'idea di spennare le oche e le galline abitanti in giardino per poterne costruire uno nuovo.
Comunque sia, in qualche modo i giacigli furono arrangiati senza spargimenti di penne, ed ora, dopo aver sistemato ciascuno di noi in una camera dotata di letto e coperte, le giornate passano più o meno nel seguente modo.

Innanzitutto, è stata ormai ufficializzata la mattina breve, nel senso che l'ora della levata dalle brande oscilla tra le dieci e mezza e mezzogiorno e mezzo. Ovviamente la colazione non viene saltata, e dunque il tavolo resta occupato ed imbandito finché l'ultimo degli abitanti non ha saziato i suoi mattinieri appetiti.Attenzione però all'imbandimento del desco, particolare che ben definisce e rende la calorica idea che in questa casa accompagna da sempre le vacanze in compagnia.
Nell'attuale epoca, in cui mentre metà della popolazione mondiale muore di fame, l'altra metà sta a dieta, ci si potrebbe aspettare una colazioncina leggera: caffettino, biscottino, e magari una fettina di pane con una marmellatina senza zucchero.
Da noi, panettone.
Non solo: lo accompagna l'inseparabile variante del pandoro, il tutto ben scortato da sifoni di crema di mascarpone -l'onnipresente e caratteristica bomba calorica che distingue il periodo natalizio da quello pasquale-, cappuccini e un numero non ben approssimato di moke da cinque di caffè, qualche panino avanzato dalla cena, marmellate e cornflakes, quindi fiumi di latte fresco e pannoso, cartoni di latte di riso al cioccolato e alla mandorla, e in certi giorni anche alla vaniglia.
La tavola, una volta che tutti si son soddisfatti, viene sparecchiata e imbandita per il pranzo, che si svolge tra le tre e le quattro e mezza. Con questo, è possibile notare quanto essenziale sia la presenza costante di cibo e di personale culinario che assista gli affamati.
Non essendo questa casa dotata di maggiordomi e cuochi , il ruolo è adempito dalle mamme, che tra una mescolata di crema di mascarpone e una moka di caffè passano la giornata tra i fornelli, cucinando armate di Bimby, lavando interminabili pile di piatti e mucchi di stoviglie e poi rassettando. Splendido esempio della cosiddetta emancipazione femminile.

Mentre le signore spignattano, il resto della mandria si spartisce i ruoli di fondamentale importanza nel consumo dell'energia accumulata durante gli abbondanti pasti, quali: utilizzo ossessivo-compulsivo di videogioco Wii, costante strimpellamento senza convinzione da parte dei musicisti presenti, controllo orario di Facebook per i giovini e baldi non occupati in babysitteraggi o partite virtualmente calcistiche, discussione intellettualmente rilassata, ampi e ciondolanti giretti in giardino per respirare un po' d'aria buona e, aiutati dal freddo, bruciare qualche caloria.

A pranzo, si pone il problema dei letti traslato sul tavolo, anch'esso solitamente spartito alla meno peggio tra cinque persone e ora posto davanti a ben quattordici commensali affamati. Alla prima cena in quattordici fu chiaro che non solo non sarebbero stati sufficienti i posti, ma lo spazio per le vivande una volta disposti i piatti sarebbe stato inesistente.
La difficoltà fu immediatamente risolta con una basale divisione in turni dei pasti: i bambini al primo giro, gli adulti al secondo. Le mamme in cucina in ogni caso.Si noti però l'ingiusta conclusione: a differenza del primo turno, infatti, terminato in fretta e furia per sparecchiare e preparare il posto e il pasto ai grandi, il secondo turno si trascina con ampio strascico, protraendosi a volte fino alle quattro e mezza, addirittura cinque. Concludendosi tra l'altro caloricamente con fette di dolci avanzati dalla colazione e dalla festa dell'ultimo dell'anno, tra cui spiccano i famosi struffoli (trattasi di ammasso di pallette di pasta fritte, legate da miele e arricchite nell'ammasso da zuccherini e canditi. Presentano la dietetica caratteristica di non permettere a chi si azzarda a mangiare una singola pallina di poi fermarsi prima di essersi cementati i denti a suon di palle di pasta e miele. Una volta fatto ciò, infatti, rendono impossibile l'apertura mascellare, chiudendo così la bocca a stimoli famelici e raptus da pasto. Purtroppo la quantità di pallette da ingerire prima di cementare la cavità orale è sufficientemente grande da sfamare un'orda di barbari affamati, dunque la proprietà dietetica del dolce è poco sfruttabile) e i pandori e panettoni della colazione. Immancabile la presenza di almeno una terrina di irrinunciabile e tentatrice crema di mascarpone.

Verso le cinque, la cucina è lasciata alle mamme in chiacchera libera mentre riordinano.Qui vengono toccati argomenti a cui nessun'altro presente in casa ha accesso: sono discussioni misteriose, continue e apparentemente anche appassionanti, in quanto possono durare costantemente durante l'occupazione della cucina.
Capitolo con significativa importanza in tali discussioni è quello riguardante cosa preparare per la cena già incombente. Dopo aver controllato il frigorifero stipato di avanzi che ancora risalgono al pranzo di Natale e aver deciso che non c'è niente di già pronto per il pasto serale, le signore escono a bordo della prima macchina disincastrabile dal puzzle di automobili presente nel cortile, alla volta del supermercato, dal quale ritornano vittoriosamente trascinando borse della spesa straripanti dopo una quantità di tempo variabile, in generale definita dalla quantità di botteghe con vetrine in saldo incontrate nella via.
Il tempo di incastrare le spese nella dispensa e decidere cosa preparare occupa tutto lo spazio disponibile: è quindi già ora di accendere i fornelli.

Nel frattempo il bimbo treenne messo a dormire alle quattro si è risvegliato, e richiede giochi alla nuova tata, sollevata dal ruolo di figlia da perentoria affermazione al padre della suddetta: “non è tua figlia, lei è la mia tata”.
La casa viene rivoltata come un calzino alla ricerca di pedine mancanti a giochi da tavolo evidentemente estremamente attraenti per il piccolo, le scatole di animali sono rovesciate ed esplorate in profondità, i lego costruiscono grattacieli a dimensioni reali che vengono poi abbattuti a martellate, scagliate con attrezzi di forma non ben ben definita ma di origine certa, quale la grande cassa in cui vanno nascoste tutte quelle cose che non trovano ordinato posto altrove.
Conclusa l'odissea nella stanza dei giochi, viene invasa la camera da letto più accessibile e meno pi ena di letti da campeggio, tramutando il talamo in nave pirata immaginaria e, lanciati peluches d'ogni forma per tutta la stanza, tuffandosi in mirabolanti salvataggi in mare aperto, combattendo squali feroci e meduse assassine.
Salvati i pelosi giocattoli viene fatta un'ampia selezione di videocassette e dvd da guardare dopo cena. La media di video scelti è di quattro a sera.
Poi viene il momento -breve- del disegno, della musica e dell'avventura in giardino, dove a bordo di un catorcio che un tempo era una ruspa a pedali arancione fiammante, si vanno a trovare i palmati volatili accampati in fondo al campo, si rincorrono gatti dalla coda storta e si cercano uova inesistenti di galline dallo strano ciuffo.

Ed è subito sera, e tutti sono nuovamente riuniti al grande tavolo debordante pietanze.
Stabiliti e litigati i turni, si allungano le mani sui piatti e in un attimo i bambini hanno finito il pasto e sono tornati con energia rinnovata e pancia piena ai giochi lasciati sospesi, pronti a terminare l'ennesima partita di Wii e ad addormentarsi davanti ad un video in divano.I grandi si siedono, e mangiando si abbandonano a considerazioni, pensieri e propositi.
Primo tra tutti: da domani, dieta!, ribadito da abbondante mestolata di crema di mascarpone di mezzanotte schiantata sul piatto, assaggiando ancora però gli struffoli alla cui presenza oramai tutti sono rassegnati, e condendoli con una certa crema al cioccolato che proprio non si poteva non assaggiare.
È infine l'una quando tutti si lasciano, andando a rintanarsi nei propri rifugi notturni. Strillando, ridendo, sbadigliando, tutti si avviano.
E le mamme pensano già a cosa mettere a tavola domani, per colazione.

Maturità Immatura



Trovava immaturi i suoi coetanei: gli adolescenti. Era una cosa che le capitava da sempre, anni e anni di giovinezza a osservare gli amici e trovarli irrimediabilmente infantili, comparandoli continuamente con i suoi miti di perfezioni e esempi di comportamento: gli adulti. I genitori, gli amici, i nonni, vari membri della famiglia, scrittori, giornalisti, professori, personaggi che vedeva per strada, nei film, che leggeva nei libri, persone con cui parlava alla fermata del bus, genitori degli amici. Gli adulti, insomma. Modelli senza difetti che si era prefissata e che voleva raggiungere.
Cercava di imitarli in quella loro maturità, ma nonostante il tempo passasse, gli anni si sommassero e lentamente la maggiore età sopraggiungesse, ogniqualvolta si trovava a confrontarsi con un intimidatorio e puntualmente impeccabile essere adulto si sentiva la bambina della situazione: troppo impreparata alla vita e poco saggia. Non capiva di crescere e che, in fondo, maturava veramente anche lei.
Allo stesso tempo continuava a sbirciare ai comportamenti dei coetanei, trovandoli come sempre infantili. Poi si voltava dall’altra parte, sospirando dietro ai suoi sogni.

Un giorno, a venticinque anni, si accorse di essere cresciuta. Di essere un’adulta anche lei, voglio dire.
Era un’affollata mattina primaverile, in autobus, quando guardò agli uomini e alle donne che la circondavano. Era già qualche tempo che ogni volta che aveva qualche contatto con questi nuovi adulti aveva un senso di fastidio, un qualcosa di noto ma che non ricordava, qualcosa che la faceva sentire fuori posto e –vergognosamente- altezzosamente superiore. Le pareva di averla già provata, quella sensazione, ma non riusciva a capire quando e perché.
Osservò a lungo e cercò di ricordare, insomma, sbirciando di sottecchi, anche apertamente, e dopo un po’ capì.
Prese un respiro, alzò lo sguardo, e si accorse che come era stata abituata a fare con tutti i suoi coetanei in qualsiasi momento della sua vita, guardava agli adulti e li trovava estremamente infantili.