martedì 5 gennaio 2010

Maturità Immatura



Trovava immaturi i suoi coetanei: gli adolescenti. Era una cosa che le capitava da sempre, anni e anni di giovinezza a osservare gli amici e trovarli irrimediabilmente infantili, comparandoli continuamente con i suoi miti di perfezioni e esempi di comportamento: gli adulti. I genitori, gli amici, i nonni, vari membri della famiglia, scrittori, giornalisti, professori, personaggi che vedeva per strada, nei film, che leggeva nei libri, persone con cui parlava alla fermata del bus, genitori degli amici. Gli adulti, insomma. Modelli senza difetti che si era prefissata e che voleva raggiungere.
Cercava di imitarli in quella loro maturità, ma nonostante il tempo passasse, gli anni si sommassero e lentamente la maggiore età sopraggiungesse, ogniqualvolta si trovava a confrontarsi con un intimidatorio e puntualmente impeccabile essere adulto si sentiva la bambina della situazione: troppo impreparata alla vita e poco saggia. Non capiva di crescere e che, in fondo, maturava veramente anche lei.
Allo stesso tempo continuava a sbirciare ai comportamenti dei coetanei, trovandoli come sempre infantili. Poi si voltava dall’altra parte, sospirando dietro ai suoi sogni.

Un giorno, a venticinque anni, si accorse di essere cresciuta. Di essere un’adulta anche lei, voglio dire.
Era un’affollata mattina primaverile, in autobus, quando guardò agli uomini e alle donne che la circondavano. Era già qualche tempo che ogni volta che aveva qualche contatto con questi nuovi adulti aveva un senso di fastidio, un qualcosa di noto ma che non ricordava, qualcosa che la faceva sentire fuori posto e –vergognosamente- altezzosamente superiore. Le pareva di averla già provata, quella sensazione, ma non riusciva a capire quando e perché.
Osservò a lungo e cercò di ricordare, insomma, sbirciando di sottecchi, anche apertamente, e dopo un po’ capì.
Prese un respiro, alzò lo sguardo, e si accorse che come era stata abituata a fare con tutti i suoi coetanei in qualsiasi momento della sua vita, guardava agli adulti e li trovava estremamente infantili.

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